martedì 8 novembre 2016

La magia della "prestidirimiridigitazione" (Silvano, il mago di Milano)








La frequentazione dei social ti porta anche all'esposizione a testate giornalistiche che non degneresti mai di uno sguardo, conoscendone la propensione al fiancheggiamento acritico di tesi ai tuoi occhi squalificate e assai opinabili.

Ognuno ha le sue bestie nere, e per me quelle testate fanno parte della galassia informativa (sic!) berlusconiana, nella quale Libero si segnala per accentuata carenza di credibilità.


Ci sono però argomenti che raccolgono favori curiosamente trasversali, come il referendum costituzionale del 4 dicembre prossimo venturo, e l'euroscetticismo, di fronte ai quali la bocca si fa buona e allora si utilizza tutto quello che ti capita sottomano.

Così, un bel giorno, accedi a Facebook e mentre occhieggi in una pagina di persone che fanno riferimento a Sinistra Italiana, ti ritrovi a leggere questo articolo e l'entusiastica adesione del condividente, che con i componenti della redazione, in condizioni normali, potrebbe al massimo scambiarsi schiaffoni e insulti.

L'articolo riporta un'intervista all'avvocato Giuseppe Palma nel corso della quale sciorina le sue più che opinabili opinioni su quanto sarebbe semplice, veloce e conveniente uscire dall'Euro, fino a prodursi in questa straordinaria, e irresponsabile, affermazione:



"Una via d’uscita tuttavia esiste. È un’uscita d’emergenza. Il piano proposto da Palma è semplice e veloce: l’emanazione da parte del Governo di un decreto legge a mercati chiusi, il venerdì sera. Tale decreto, convertito in legge entro una settimana, dovrebbe prevedere l’uscita dalla moneta unica, la conversione nuova Lira/Euro in un rapporto 1:1, cioè 1 «nuova lira» varrebbe 1 euro, nonché la conversione del debito pubblico in nuova moneta nazionale."


È precisamente questa stupefacente superficialità a rendere poco credibile il campo dell'eruroscetticismo.
Tutto qui? Basterebbe veramente un colpo di mano la notte di un venerdì di un fatale week end?

E immagino che questo tasso di cambio 1:1 dovrebbe poi resistere indomito alle normali fluttuazioni del mercato valutario ed alla inevitabile tempesta che ne seguirà, vero? 

E anche il fatto che noi si sia un'economia, in profonda crisi, basata su trasformazione e terziario, con assoluta mancanza di materie prime e fonti energetiche, che dobbiamo procacciarci pagando in valuta forte, pare venga ritenuto un dettaglio in fondo secondario, mentre degli speculatori, con le loro leve finanziarie e la capacità di lucrare soprattutto dalla destabilizzazione degli assetti altrui, possiamo a quanto pare farcene un baffo.

Come possiamo felicemente non tener conto del fatto che la regia teutonica di questa Europa non potrebbe consentire, senza reazioni sanguinose, il fatto che un terzo dell'economia comunitaria (perché siamo tuttora un pezzo molto importante del costrutto europeo) se ne andasse allegramente.

Che idioti che siamo a subire in questo modo, quando sarebbe tutto così semplice, e che imbecilli i greci, gli spagnoli, i portoghesi, gli irlandesi, e via elencando, a dormire in piedi in questo modo.

Ma questo articolo conforta la convinzione, un bel po' meccanica e direi poco informata, di molti compagni, ai quali consiglierei la lettura di questo altro articolo, stavolta del Manifesto, soprattutto se sono anche lavoratori dipendenti, o quello che ora passa come tale, e ancor più se pensionati, come il sottoscritto.


Uscire dall'Euro si potrebbe anche fare, ma con un processo abbastanza articolato e complesso che, tra l'altro, prevederebbe l'instaurazione di una proto-divisa collaterale, come i certificati di credito fiscali illustrati in uno studio edito da MicroMega circa un anno fa, così da creare i presupposti economici in grado di essere rappresentati dal successore dell'Euro, una cosa che ci vedrebbe comunque sottoposti ad attacchi furiosi non solo dei fautori di questa Europa, ma anche degli speculatori che sono straordinariamente di bocca buona e colpiscono sempre dove fa più male.

Noi stiamo soffrendo non per l'Euro, che è uno strumento, ma per le logiche che lo utilizzano. Può sembrare un distinguo ozioso, ma non è così. E' come prendersela col randello e non con l'energumeno che te lo cala sulla testa.

Mi sembra assodato che l'Europa sia una camicia di forza asservita alle esigenze di un concerto turboliberista, e che sia necessario o rifondarne integralmente i principi funzionali, oppure concertare una separazione consensuale che però, per non risultare follemente autolesionistica, deve essere fatta con rapporti di forza non conseguibili da una sola entità nazionale.

Io propendo più per la prima opzione che per la seconda, e comunque anche la seconda dovrebbe configurarsi come un prerequisito funzionale a patti costitutivi di una diversa alleanza.
Mi sembra infatti abbastanza autolesionistico presentarsi soli ed isolati su di un palco già occupato da giganti come USA, Cina, India e Russia, soprattutto se non hai beni e servizi su base esclusiva o con forza economica cospicua.

Queste mie valutazioni, che ho espresso nel thread apertosi in calce alla condivisione dell'articolo, naturalmente, mi hanno già esposto, mentre scrivo, alla considerazione che mi qualificherebbe come digiuno di "economia e strategia politica" (sempre meglio sottovalutare l'interlocutore senza sostanziare la critica) il che è già un gradito cambiamento rispetto a quella canonica, espressami in altre occasioni, da parte di compagni che hanno preferito accusarmi di essere in odore di contiguità piddina, accusa che mi infastidisce assai per strumentalità e palese inconsistenza, facilmente riscontrabile da mie pregresse prese di posizione.
  
Potrei rimproverare loro prossimità, altrettanto imbarazzanti, con le posizioni leghiste, per tacere della fonte sulla quale ci stiamo accapigliando, ma mi ripugna scendere così in basso.

Ci sarebbe da entrare nel merito.  Magari un'altra volta eh?



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