domenica 30 ottobre 2016

Mi permetta, io sarei contrario

Ieri, vedendo la foto nella quale Cuperlo si fa un selfie con la ministro Boschi, non ho potuto fare a meno di commentare su FB, molto brevemente e con sarcasmo, la valenza della sua opposizione in seno al PD – nulla – e la sua oggettiva ipocrisia.



Sono stato, ovviamente, criticato da miei contatti pro-PD che mi hanno ritenuto troppo severo.
Uno di questi è un vecchio amico ed ex collega che vive da molto tempo all'estero, circostanza che io credo sia alla base della sua benevolenza nei confronti di Renzi e del PD, insieme ad una sua antica propensione per la discussione, vissuta come piacere in sé.

Probabilmente incide molto anche la contemplazione del disastro costituito dalla presidenza Hollande, il mio amico vive in Francia, che quasi riesce ad accreditare il nostro Matteo quale persona seria, asservito ad interessi liberisti sovranazionali, furbo, manipolatore, ma certo non altrettanto ridicolo.


Credo che stavolta il mio amico, che negli ultimi mesi ha spesso cercato di “farmi ragionare”, abbia perso un po' la pazienza e, prendendo d'aceto, mi ha replicato come segue:
“La vera questione è che tu pensi che il PD abbia obiettivamente abbandonato nel suo complesso il campo progressista o se non lo pensi lo lasci trasparire. Se ciò fosse vero il destino dell'Italia sarebbe tragico e quando dico Italia lo dico lato sensu.

Un'altra cosa che non capisco è quale progetto o visione tu abbia dell'evolversi del quadro italiano. In effetti, se il PD è irrecuperabile non capisco nemmeno perché ti affanni tanto a parlare di politica”.



Un pochetto aggressivo, anche se nei limiti della sua proverbiale affabilità, ed anche un classico della risibile giustificazione basata sul “perlomeno noi facciamo qualcosa” ed altre insoddisfacenti declinazioni su questa modulate.


In effetti ai miei occhi il PD è effettivamente irrecuperabile, ma non per questo rinuncio a parlare di politica perché, fortunatamente, esiste un mondo anche al di fuori di quel partito.
Non che io debba giustificarmi naturalmente, ma parlo di politica perché, come diceva il dimenticato Aun San, padre della più nota Aun San Suu Kyi, tu puoi anche disinteressarti della politica, ma la politica si interesserà sempre di te.

Dunque non vi rinuncio perché le carni con le quali banchettano sono anche le mie e non è proprio il caso di smettere di fare resistenza quando cercano di fotterti.


Quale progetto? Un progetto minimo: non favorire la nostra macellazione.

Una visione? Ricreare le condizioni per le quali sia possibile pensionare il pensiero unico e ricostruire un'opposizione che non si limiti a lucrare, come M5S, sulle nefandezze dell'antagonista. 
Ricostruire un'opposizione vitale, ovvero una delle indispensabili gambe di un quadro democratico, con aspirazioni di governo e che sia avversa all'imperante visione turboliberista.


Come sarà possibile farlo? Beh intanto piantandola di accreditare la sponda dem di estremamente improbabili capacità di recupero in senso anche solo pallidamente socialdemocratico, per esempio.



Mi viene spesso in mente un parallelo col ghetto di Varsavia, quando contemplo i Cuperlo, i Damiano ed altri sedicenti "frondisti" in sedicesimo. Mi vengono in mente i componenti dello Jüdenrat e la loro oggettiva, ma non equidistante, opera di raccordo tra vittime e carnefici.

domenica 16 ottobre 2016

Il giullare ha preso congedo.

Dopo un funerale laico partecipatissimo e sotto una pioggia torrenziale, le spoglie di Dario Fo, ma non il suo ricordo, hanno preso congedo dal mondo, e molti sono stati i commenti che sono seguiti alla morte del Principe dello Sberleffo.


Nel coro unanime, e spesso ipocrita, di celebrazioni del grande vecchio, sono emersi ripetutamente, ma con la melliflua ellitticità propria dei sepolcri imbiancati di lungo corso, i richiami alla sua appartenenza ad una formazione militare repubblichina.

Ebbene si, Dario Fo fu un milite dell'Esercito Nazionale Repubblicano. 
Aveva 17 anni ed era cresciuto, come tutti quelli nati dopo il 1922, suggendo il latte del credo fascista.    In quella contingenza, con un paese spaccato ed un regime impopolare e soffocante, alcuni suoi coetanei scelsero la via della montagna, altri risposero alla leva repubblichina.

Io nacqui nove anni dopo la fine della guerra e non me la sento di stigmatizzare scelte alle quali non sono sicuro che avrei saputo resistere.  Si perché a bocce ferme siamo tutti coerenti e pugnaci, ma poi.........

Quello che mi importa è che Fo, successivamente, in un'età più matura e con esperienze distillate da una maturità nel frattempo intervenuta, ha compiuto scelte precise e incredibilmente coerenti, portandole fino in fondo e pagando prezzi talvolta cospicui.
Un uomo dalle molteplici sfaccettature, vulcanico e anche scomodo.  Come tutte le grandi personalità suscitava reazioni molto polarizzate e non fu sempre facile digerire il pacchetto completo.

A livello personale non ho mai saputo accettare il suo ingombrantissimo ego, che mise sempre in ombra l'apporto, molto più che consistente, di Franca Rame.  Ricordo anzi con fastidio il discorso funebre che tenne alle esequie della sua compagna, dove le rubò, perlomeno fu questa la mia sensazione, la scena per l'ultima volta.

Nell’autunno della sua vita fece una scelta che suscitò più di una critica, di cui però lui non si curò molto mi pare, ovvero l’appoggio pubblico e pubblicizzato ai pentastellati, che trovai improvvido e non coerente, a meno che non si possa attribuire a quella scelta un significato tattico e contingente che è infatti condiviso da una parte della sinistra: appoggiare gli unici cosacchi che impensieriscono il tiranno.

Con tutto ciò, e nonostante le mie ininfluenti paturnie, Dario Fo è stato un caposaldo della resistenza al potere democristiano e sponda sicura per chiunque si sia opposto all'arroganza del potere.  Una vita ben spesa, alla fine di tutto.

Un uomo, o una donna, non vengono rappresentati solo dagli errori che compiono, ma dal bilancio di tutta una vita.  Vorrei poter vantare  lo stesso risultato di Dario Fo e Franca Rame, ma ne sono ben lontano.