mercoledì 16 marzo 2016

VOCE DAL SEN FUGGITA.

Notizia non nuovissima, un mese di servizio nel momento in cui scrivo, ma ancora attuale, dopo lo psicodramma delle candidature romane del centrodestra, che si presenterà, a meno di ricomposizioni, con 4 (diconsi quattro) candidati diversi.

La partita romana, a questo punto, pare proprio che si giocherà tra PD e M5S, o perlomeno questi saranno i due soggetti che, molto verosimilmente, andranno al ballottaggio.
Il PD però dovrà pur scontare il fio delle sue numerose colpe, e pagare dazio per tutte le porcate, politiche e amministrative, a lui ascrivibili, a cominciare dalla defenestrazione di Marino per finire con l'opacità di alcuni personaggetti, per dirla alla Vincenzo De Luca, del sottobosco politico romano pascolante nelle sue sezioni.

Ecco dunque che si profila all'orizzonte una clamorosa vittoria pentastellata, e i grilliani cominciano ad agitarsi, tanto che la Senatrice Taverna, in un'intervista all'Huffington Post, si lascia andare a questa curiosa dichiarazione:
«Ho pensato che potrebbe essere in corso un complotto per far vincere il Movimento Cinque Stelle a Roma. La scelta di Bertolaso mi ha lasciato perplessa tanto quanto quella di Giachetti. Diciamocelo chiaramente, questi stanno mettendo in campo dei nomi perché non voglio vincere Roma, si sono già fatti i loro conti.»

La senatrice Taverna è impagabile, come tutti i poveri di spirito che si credono furbi, e con straordinaria imperizia e goffaggine dimostra che M5S non può permettersi di vincere.  Non ha mai potuto correre questo rischio, in realtà, e molto spesso suoi esponenti, più o meno di rilievo, si sono lasciati andare a dichiarazioni come minimo improvvide, che causavano repentine flessioni del movimento nei sondaggi demoscopici.

Curioso no? Un comportamento così controproducente si può ascrivere solo a incapacità di chi lo attua, oppure a manovre di sgonfiamento e calmierizzazione di indesiderate vette di gradimento...... o a una combinazione delle due cose.

Ma è anche un comportamento comprensibile, poco serio, ma a suo modo motivato. Le esperienze di Parma e Livorno infatti, con il loro posizionamento tra controverso e insoddisfacente a voler essere buoni, evidenziano tutta l'inconsistenza grilliana, tutto lo iato esistente tra il sottolineare crudelmente le vergogne altrui, che ci sono beninteso, e lo sporcarsi le mani con la politica amministrata, e non solo di denuncia.
Pochi tengono gli occhi fissi su Parma, e quasi nessuno, fuori della Toscana, si "fila" Livorno, ma, perdincibacco, tutti terranno lo sguardo fisso su Roma, e lo faranno con il famelico sguardo del ripetente che osserva il primo della classe mentre viene interrogato. 
E a poco servirà l'acefala claque grilliana, adorante e bendisposta, Roma è un incubo amministrativo in stato di avanzata decomposizione. Sistemarlo sarà faticoso, richiederà competenze specifiche, visione prospettica e assenza di sanculottismo un tanto al chilo.

Ma soprattutto sarà un bagno di sangue dal punto di vista del gradimento piacione fin qui sfoderato da Taverna e compagnia, solleciti prima di tutto nel presenziare tutti i punti di crisi della città, dispensando il discorsetto che il disperato di turno desiderava sentire, senza porsi problemi di coerenza, di verosimiglianza e di fattibilità.

Ecco dunque che il peggior incubo si profila all'orizzonte.      Porca pupazza, si sarà detto l'M5S romano, dobbiamo far sul serio. Stavolta lo scherzetto di mandare avanti gli altri lo hanno tirato a noi. Presto, mani avanti e spieghiamo fin d'ora perché faremo un tonfo.

Ai pentastellati il trattamento M5S non garba per nulla, ma forse impareranno qualcosa.

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