venerdì 28 agosto 2015

Presto, che è tardi!

Noto, nella macedonia mista del popolo di sinistra una certa propensione a "fare alla svelta", a creare con urgenza un'alternativa di sinistra (ma non sarà piuttosto ricreare la sinistra?) per sconfiggere Renzi, ridimensionare Salvini e togliersi di torno M5S, nientemeno.  Ci abbiamo messo anni per autodistruggerci così radicalmente, crederemo mica di rimettere in piedi tutto in poco tempo vero?

E con cosa lo dovremmo fare, di grazia? Con transfughi a vario titolo di PD o rimasugli di falliti tentativi di "superamento a sinistra"? Con gente che, ben lontana dall'assumersi le proprie responsabilità nell'ignominioso harakiri di quello che fu il più potente partito comunista d'opposizione al mondo, si ricicla senza però abbandonare il viziaccio brutto di concionare dalla cima della piramide?

E a chi vorrebbero rivolgersi questi "portatori di speranza"? Allo stesso "parco buoi" di cui si sono ricordati puntualmente in epoca elettorale e che poi, altrettanto puntualmente, veniva riposto nell'apposita custodia? Gli stessi impiegati, operai, studenti, cassaintegrati, disoccupati, le stesse donne le cui aspirazioni ed aspettative, i cui diritti costituzionali venivano calpestati per l'assoluta inanità politica che quei dirigenti sapevano dispiegare?

Qualcuno ha ricordato a questi arrembanti "revanscisti" che il primo partito d'Italia è quello dell'astensione? Banale vero? Eppure pare che la cosa venga spesso dimenticata. O vogliamo parlare di quelli che si sono rivolti a M5S? Con cosa li si schioda quelli?

Il fatto è che non si deve solo ricostruire da zero una rappresentanza politica, ma anche ricordarsi, o per certuni capire, che quella rappresentanza è uno strumento che un blocco sociale si dà. Se il blocco non c'è, non c'è neanche la rappresentanza. Ma questo blocco sociale è disperso, esiste ma non ha coscienza di sé ed ha una sola certezza, quella di essere stato tradito.

L'unica cosa che abbonda sono i dirigenti senza "casa" e smaniosi di tornare sulla piazza. 

Un volta il mio medico curante mi disse che il fegato, come molti organi interni, sopporta molti maltrattamenti prima di ammalarsi e che così come ci mette molto per sviluppare una patologia, ci mette assai per poi guarire, e che dunque una completa remissione poteva aver luogo solo dopo un percorso che non prevede scorciatoie. La sinistra italiana è quel fegato, ed è stato trattato malissimo.
O si comprende questo, oppure si rischia semplicemente di ripetere le esperienze fallimentari di altre inutili scissioni e aggregazioni verticistiche, completamente slegate dalla base. Eppure dovremmo averla capita che è così facendo che abbiamo disgustato un sacco di gente.

L'iniziativa di Landini, che si basa su reti già esistenti, funzionanti e partecipate, mi sembra la giusta strategia, ma ricostruire una base, pensionare leaderini e capetti e formare una nuova classe dirigente, espressione della militanza e non di comitati centrali più o meno autoreferenziali non è cosa che fai in pochi trimestri.

Dunque zaino in spalla e passi lunghi e ben distesi, che la strada da fare è molta.

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